Quella volta che... Stalin fece volare la Madre di Dio di Kazan su Leningrado
"Quella volta che..." è una rubrica dedicata a raccontare episodi straordinari e spesso poco conosciuti della storia. Ogni articolo svela momenti in cui il destino ha preso una svolta inaspettata!
Nel contesto della Seconda Guerra Mondiale, l'Unione Sovietica si trovava sotto l'assedio della Germania nazista. Nel giugno del 1941 la Germania attacca con ogni forza disponibile l’Unione Sovietica. Nello stesso anno, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, l’icona della Vergine di Kazan sorvolò più volte Leningrado assediata dai nazisti a bordo di un aereo militare. L’ordine di questa singolare operazione venne da un uomo che aveva fatto dell’avversione alla fede un punto di forza anche politico: Josif Stalin. Il leader sovietico divenne tristemente noto per la sua feroce campagna contro la fede cristiana, responsabile della chiusura di migliaia di chiese e della deportazione di un’altissima percentuale di preti e religiosi russi. Com’è possibile che il peggior sradicatore del cristianesimo abbia preso una tale iniziativa? Alcuni documenti usciti dagli archivi segreti russi ci raccontano che, in quel momento di estrema crisi, Stalin vista la situazione non solo grave ma addirittura disperata, fece un ultimo tentativo per salvare la sua nazione. Non tutti sanno che Stalin, prima di prendere parte attiva al movimento comunista, notoriamente di matrice atea e materialista, aveva avuto persino un trascorso come seminarista.
La Lettera dal Libano
La storia inizia con una lettera inviata a Stalin dal Libano. Il generale Boris Shaposhnikov, capo di stato maggiore dell’Armata Rossa, portò al dittatore un messaggio da parte di padre Elia, un venerato asceta ortodosso libanese. Sconvolto all’idea che i nazisti potessero calpestare il sacro suolo della Madre Russia, padre Elia trascorse tre giorni e tre notti in preghiera nella cripta della sua chiesa. Il terzo giorno il metropolita Elia aveva avuto una visione: in una colonna di fuoco era apparsa la Theotokos, con un messaggio preciso:” Bisogna riaprire in tutta la Russia chiese e monasteri. I sacerdoti devono essere liberati dalle loro prigioni. Non cadrà Leningrado se porteranno in processione la venerata icona di Kazan. La quale deve poi essere onorata anche a Mosca e a Stalingrado”. Elia scrive immediatamente una lettera all’ambasciata sovietica a Beirut e tramite il capo di stato maggiore dell’Armata Rossa, il generale Boris Shaposnikov il messaggio del cielo giunse tra le mani di Stalin.
La Storia dell’Icona di Kazan
L’icona della Madre di Dio di Kazan è una delle più venerate della Russia. Originaria di Costantinopoli e datata al XIII secolo, scomparve durante l’invasione dei tartari per riapparire miracolosamente nel 1579, quando una bambina di nome Matrjona la ritrovò in seguito a una visione della Vergine che le indicò il luogo dove scavare per trovare l'icona nascosta. Il ritrovamento dell'icona, avvolta in stracci ma intatta e radiante di luce, fu considerato miracoloso, tanto che due ciechi recuperarono la vista il giorno del suo ritrovamento. Da quel momento, l'icona divenne un potente simbolo di protezione per la Russia.
La svolta di Stalin
Stalin, riconoscendo l’urgenza e la gravità della situazione, ordinò di eseguire quanto richiesto nella lettera. Le chiese furono riaperte, il clero fu liberato e l’icona della Madre di Dio di Kazan fu portata in processione nelle città principali: Leningrado, Mosca e Stalingrado. Da quel momento, e per tutta la durata della guerra, la persecuzione religiosa fu sospesa, un cambiamento radicale rispetto alla feroce oppressione che caratterizzava il regime sovietico. La cosa più stupefacente, non fu solo questo repentino ritorno religioso ai vertici del potere russo, a cui evidentemente la paura aveva immediatamente fatto scordare ogni ideologia e filosofia atea, ma che addirittura si fosse ripresa l’antica prassi zarista già in uso nell’impero bizantino, di uscire in battaglia con gli stendardi raffiguranti le icone protettrici della Russia. Agli ufficiali dell’Armata Rossa fu ordinato perfino di far precedere gli assalti con il grido “Avanti con Dio”. Cosa che peraltro facevano anche i tedeschi “Gott mit Uns” (Dio è con noi) come se Dio potesse benedire le diaboliche azioni dei nazisti e dei comunisti!
La Vittoria e il Riconoscimento
La cronaca racconta che le processioni e la ritrovata fede, più del popolo sicuramente che della classe dominante, aiutarono l’esercito sovietico a respingere l’invasione: Leningrado non cadde, Mosca fu risparmiata e a Stalingrado i nazisti subirono una delle loro più clamorose sconfitte. Non fu la prima volta che la Vergine di Kazan intervenne a difesa dei russi, già nel XVI secolo lo zar Ivan sconfisse i tartari grazie all’aiuto della Madre di Dio, conquistando proprio la città di Kazan, allora in mano nemica. Ma all’icona mariana furono attribuite molte altre vittorie, tra cui quella contro Napoleone. Non si capisce bene perché, Stalin abbia deciso di seguire le orme dei suoi storici predecessori. Di fatto, anche questa volta Maria era intervenuta a salvare la Russia e questo fu riconosciuto da tutti, anche se naturalmente Stalin, non parlò mai ufficialmente di questa storia. Ma una prova la abbiamo da un episodio. Nel 1947, padre Elia ricevette il Premio Stalin, un riconoscimento solitamente riservato ai benemeriti del Partito Comunista. Tuttavia, il metropolita libanese, noto per il suo anticomunismo, rifiutò il premio e donò la somma agli orfani di guerra, dimostrando una grande umanità e fedeltà ai suoi valori. Che senso avrebbe avuto, conferire un tale premio ad un monaco ortodosso che non aveva mai nascosto la sua avversione verso il comunismo?
Conclusioni
La vicenda, portata alla luce da Edvard Radzinskij, storico e scrittore, autore di numerosi studi sulla storia moderna della Russia, ex membro della nomenklatura culturale sovietica, e non da figure religiose, suggerisce che dietro il gesto di Stalin ci fosse una disperazione profonda piuttosto che un mero calcolo politico. Questa storia, ripresa anche da V. Messori nel suo libro “Ipotesi su Maria”, documentata solo dopo l'apertura degli archivi sovietici, mostra come, in momenti di crisi estrema, anche i leader più atei, si scoprono impotenti e incapaci di salvarsi da soli, e vedano nella fede l’unico modo per trovare speranza e forza, ed anche quando questa fosse una scelta di comodo e non un vero atto di fede, non viene meno il fatto che la Madre di Dio pur di salvare i suoi figli possa passare anche attraverso personaggi che assomigliano più a demòni che ad angeli. Questo racconto ci mostra quanto forte e radicata sia rimasta la devozione dei russi nei confronti delle icone, anche nei momenti più critici della storia, quando sembrava perfino che la fede cristiana si fosse eclissata. I comunisti credevano di averla uccisa nei cuori dei russi, invece era soltanto nascosta.
L’icona della Mare di Dio di Kazan continua a essere un’immagine potente, capace di unire passato e presente, fede e storia, in una narrazione che risuona ancora oggi nei cuori di molti. Nel 2004, una copia dell'icona fu restituita dal Papa Giovanni Paolo II al patriarca Alessio II, segnando un importante passo nelle relazioni tra la Chiesa cattolica di Roma e la Chiesa ortodossa russa.
Chiediamo alla Madre di Dio di Kazan di non smettere di proteggere il popolo cristiano, soprattutto da chi ancora oggi vorrebbe che la fede si spegnesse.
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