La Chiesa, fondata da Gesù Cristo, si regge su due solide fondamenta: la Sacra Scrittura e la Tradizione. Riguardo alla Sacra Scrittura abbiamo accennato qualcosa nello scorso articolo, questa volta parliamo della Tradizione e del suo legame con l’iconografia. Cos’è la Tradizione? L’origine della Tradizione possiamo dire che coincide con quella della Chiesa stessa, dal momento in cui Gesù affida ai suoi discepoli un deposito di verità da diffondere e da trasmettere ovunque e in ogni tempo. Nei primi trent’anni d’esistenza della Chiesa la Scrittura, nella forma in cui la conosciamo oggi, non c’era ancora. Si può parlare quindi di un certo primato della Tradizione, in quanto la Chiesa ha cominciato a trasmettere la Parola di Dio ancor prima che questa fosse messa per iscritto. Prima che fossero scritti, gli insegnamenti del Signore venivano tramandati oralmente. Inoltre, nei primi tempi circolavano diversi testi, fu solo nel IV secolo che la Chiesa decise di fissare un canone “ufficiale” dei Testi Sacri. Da ciò si può comprendere bene come non ci può essere Scrittura senza Tradizione. Non solo ma, la Tradizione non può essere mai considerata “vecchia” o “superata”, non si tratta solo di un patrimonio di verità teoriche, ma è qualcosa di vivo perché lo Spirito Santo opera in essa. È soprattutto nella liturgia che fede e Tradizione si incontrano. Gli Atti degli Apostoli ci raccontano che i primi cristiani, vivevano uniti e concordi nella fede: «Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.» (At, 2-42). Si parla per questo di Traditio Apostolica, in quanto la Tradizione è la continuità dell’insegnamento degli Apostoli giunto fino al presente. Per cui “ortodosso” è ciò che è conforme a questo insegnamento ed “eretico”, cioè, “separato” è ciò che si discosta da questa trasmissione. La Chiesa fin dalle origini ha utilizzato vari linguaggi per trasmettere le Verità della fede: oralmente attraverso la Liturgia e la predicazione; per iscritto nei Testi Sacri e in quelli liturgici; ma anche attraverso l’iconografia. L’iconografia ha sempre ricercato la fedeltà a questi due pilastri della Chiesa, la Sacra Scrittura e la Tradizione, non volendo “inventare” nulla in maniera arbitraria e che non fosse conforme al loro insegnamento. Per questo gli iconografi da sempre devono, nelle loro opere attenersi a canoni precisi sia teologici che artistici. Ciò che devono raffigurare non è il proprio pensiero ma quello della Chiesa. L’icona è infatti la Rivelazione tradotta in immagine. La fedeltà all’insegnamento della Tradizione è basilare per la fede dei cristiani tanto che Benedetto XVI nella Verbum Domini dice che: «La divina Tradizione costituisce la regola suprema della fede». Compito della Chiesa è di custodire e trasmettere integralmente l’insegnamento di Gesù, cosa che per ogni iconografo deve essere regola scrupolosamente osservata, memori delle parole di san Giovanni: «quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi» (1 Gv 1,3). Il legame tra icona e Tradizione viene espresso già nel Concilio di Costantinopoli del 692, ma trova maggiore esplicitazione nel II Concilio di Nicea II (787) dove si dice che l’icona fa parte della Tradizione della Chiesa e deve essere venerata come la santa croce ed esposta nelle chiese, quando è conforme al messaggio evangelico e conferma la verità dell’Incarnazione: «Noi intendiamo custodire gelosamente le tradizioni della Chiesa sia scritte che orali. Una di queste riguarda la raffigurazione del modello mediante un’icona, in quanto si accordi con la lettera del messaggio evangelico e serva a confermare la vera e non fantomatica incarnazione del Verbo di Dio...seguendo la dottrina divinamente ispirata dei nostri santi Padri e la Tradizione della Chiesa cattolica».
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