“Apostoli della Bellezza: un cammino quaresimale tra icone, incontri e grazia”
Dal diario dell'Accademia Santu Jacu
Questa Quaresima è stata per noi un tempo denso, quasi traboccante. I giorni si sono susseguiti rapidi e pieni, carichi di emozioni, di fatica, ma soprattutto di una presenza spirituale che ci ha avvolti e sorretti.
Nei Tempi forti, Quaresima e Avvento, il nostro laboratorio si trasforma in un crocevia di attività: lezioni, catechesi, scrittura delle icone. Ma ogni gesto, anche il più piccolo, è immerso nella gratitudine per il dono che il Signore ci ha fatto: essere apostoli della Bellezza.
Parlare di Lui attraverso l’Icona, mostrarLo a chi non lo conosce ancora sotto questo aspetto, è una grazia che ci stupisce ogni volta. Ci sentiamo piccoli, talvolta persino inadeguati, ma sappiamo che Dio non cerca la grandezza: gli basta il poco che abbiamo, purché donato con amore, come dice san Gregorio di Nissa:
«Nessuno, dopo aver intrapreso il cammino verso Dio, deve credere che quel poco che fa sia inutile. Perché ogni passo verso di Lui è già partecipazione alla Sua luce».
E così, anche il più impercettibile frammento della nostra opera diventa parte di un disegno che non comprendiamo appieno, ma che sentiamo vivo, presente, condotto dalle Sue mani.
Quaresima è anche tempo di servizio: quest’anno ci è stato chiesto di dipingere i ceri pasquali per cinque parrocchie della Diocesi.
Ogni cero sarà un segno visibile del Cristo risorto, luce viva che accompagnerà le comunità nei momenti più solenni e in quelli più intimi. E lì, sulle lacrime e sulle gioie dei fedeli, lo sguardo delle icone potrà forse aprire spiragli di grazia. Ogni pennellata porta dentro le intenzioni del parroco, del popolo, della Chiesa.
Ci viene in mente san Giovanni Damasceno, padre dell’iconografia cristiana, che scrive:
«Noi veneriamo le immagini non per la materia, ma per la rappresentazione: l’onore reso all’immagine si riferisce a colui che vi è raffigurato».
Ma questa Quaresima è stata anche stagione di incontri. Fratelli e sorelle che il tempo o la distanza non ci consentivano di frequentare, sono tornati ad intrecciarsi nel nostro cammino. E senza che ne comprendessimo il come, ci siamo ritrovati dentro una rete sottile e potente, tessuta da Dio stesso. Tutto ha trovato un senso nuovo: i luoghi, le parole, gli sguardi.
E in questo tessuto misterioso, abbiamo intuito la Sua presenza silenziosa e forte, come San Basilio ci ricorda:
«Nulla è a caso in coloro che cercano Dio: anche ciò che sembra casuale è guidato dalla Provvidenza».
È stato un dono speciale poter guidare le catechesi sulla Preghiera di Gesù in San Francesco d’Assisi, in preparazione alla peregrinatio della reliquia del suo sangue custodito alla Verna, accolto e venerato per una settimana nella Parrocchia dei Santi Giorgio e Caterina a Cagliari. Iniziativa del caro Don Elenio Abis, che ha voluto donare questo momento di grazia, non solo ai suo Parrocchiani, ma anche a tutti i fedeli e devoti di San Francesco della Sardegna. Parlare del poverello di Assisi, della sua preghiera centrata su Cristo, è stato come camminare in punta di piedi nella santità.
E poi Orgosolo: lì, al santuario della Beata Antonia Mesina, ci siamo sentiti a casa.


Accolti come fratelli, colmi di gratitudine. Durante la catechesi sul Volto Risorto, vicini al suo corpo santo custodito sotto l’altare, abbiamo avvertito la potenza della risurrezione.
La sua è stata un’offerta totale, una risposta radicale all’amore di Dio.
Antonia non è solo una martire, è una luce limpida per i giovani, un modello di purezza e coraggio che oggi va riscoperto.
Come scrive Origene:
«Le anime pure sono come specchi limpidi: riflettono Dio e rendono visibile ciò che agli occhi impuri resta nascosto».
Infine, una giornata intensa anche a Oristano, con la comunità dei Figli di Dio, fondata da don Divo Barsotti, così affine alla nostra spiritualità monastica. Ci siamo ritrovati tra anime sorelle, che vivono nel mondo ma non sono del mondo, con una regola silenziosa e luminosa che ricorda l’ascetismo domestico, forma antica di consacrazione.
Come diceva Evagrio Pontico:
«Sii monaco nel cuore, anche se le tue mani lavorano nel mondo».
Lì, tra parole, icone e preghiera, è brillata ancora una volta la Bellezza di Dio.
Perché questo è il nostro apostolato: rendere visibile l’Invisibile, raccontare Dio con i colori dell’Icona, con le mani che pregano mentre dipingono, con i volti che si accendono di stupore davanti a un frammento di cielo.
Siamo solo strumenti, polvere e gocce nel mare della Sua volontà.
Ma in ogni volto che si lascia toccare, in ogni cuore che si apre, sappiamo che la Bellezza di Dio passa anche attraverso noi.
E questo basta, per ricominciare ogni giorno.
«Dio è Bellezza, ed è la Bellezza che salva il mondo, attirando il cuore dell’uomo verso l’alto» (Pseudo-Dionigi l'Areopagita)