Quest'anno, la Quaresima ci ha travolti come un'onda. È stata intensa, a tratti aspra, come il vento che soffia forte sul viso e ti costringe a chiudere gli occhi, ma allo stesso tempo ti sveglia dentro. Anche dopo tanti anni di cammino spirituale, non ci si abitua mai davvero alle sorprese della Provvidenza. Dio sorprende, sempre. Talvolta con carezze leggere, altre volte con scosse che ti mettono a nudo.
Quello che predichi, ciò che insegni agli altri con tanto fervore, poi alla fine tocca a te viverlo in profondità.
In questi giorni, abbiamo parlato spesso dell’abbandono fiducioso a Dio. Ma dire “mi abbandono alla Provvidenza” è una cosa. Farlo davvero, quando tutto sembra crollarti addosso, è un’altra storia.
Durante una catechesi su san Francesco d’Assisi, abbiamo ricordato come lui abbia vissuto questa fede incrollabile, fatta di rinunce, umiliazioni, sacrifici concreti. Perfino suo fratello, Angelo, lo derideva per strada:
“Dì a Francesco che ti venda almeno un soldo del suo sudore!”.
E il poverello, con il cuore pieno di gioia, rispondeva:
“Venderò questo sudore, molto caro, al mio Signore!”
È questo lo spirito del Vangelo: perdere tutto, ogni appoggio umano, materiale, emotivo, fino a restare solo con Dio. E quando Dio ti chiede di rinunciare perfino ai tuoi progetti, quelli che credevi nati da Lui stesso, lì inizi davvero a comprendere il mistero della croce. Non è una passeggiata romantica sotto le stelle. È spogliazione. È dolore. Ma anche nascita. Potatura, sì, come dice il Vangelo, affinché la pianta porti più frutto. Ma potare fa male. Eppure è necessario.
Noi, in questi giorni, lo stiamo toccando con mano. Anche economicamente. Abbiamo detto nel Padre Nostro: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, e Dio ci ha preso in parola! Il suo aiuto arriva, sì, ma spesso solo per l’oggi. Ma è proprio lì, nella fatica quotidiana, che il Signore ci invita ad avere fede. Una fede vera, viva. Una fede che si affida, anche quando la testa vorrebbe mollare tutto.
E poi c’è san Giuseppe, lui è un grande! Ma quanto ci mette a concedere una grazia? Devi dedicargli novene, suppliche, invocazioni, quasi a convincerlo! Eppure sappiamo che intercede, e come se lo fa!
Servire Dio attraverso la via della Bellezza è un dono immenso. Un privilegio che ci commuove ogni giorno. Ma anche se è una via “bella”, resta pur sempre la via della Croce. Non è una strada comoda. È una chiamata radicale. E quando guardiamo ai santi, ci chiediamo: se tutti loro hanno sofferto per arrivare alla santità, perché io dovrei sperare in una scorciatoia?
Poi osservi le persone che partecipano alle catechesi. Ti domandi: ma hanno capito davvero cosa vuol dire seguire Gesù? Hanno compreso che il Regno dei Cieli è per chi si lascia spremere come un limone, o – come diceva santa Bernadette – per chi si lascia macinare come un granello?
Oggi tanti cristiani sembrano non aver colto questo. Le chiese si svuotano. I sacramenti vengono trascurati. L’età media dei fedeli cresce, e mentre il cuore della fede si spegne, si moltiplicano convegni e sinodi dove si parla di tutto, tranne che di Gesù. La fede diventa sociologia. Il Vangelo si annacqua in discorsi accomodanti. Ma la vera domanda resta: come si fa a entrare nella Vita Eterna? Nel Giorno del Giudizio certamente non ci sarà chiesto a quanti eventi abbiamo presenziato, ma quanto abbiamo amato!
Durante una catechesi, ricordavamo le parole rivolte dal Signore a san Francesco:
“Va’ e ripara la mia Chiesa!”.
Non gli ha chiesto di fondarne un’altra. Gli ha chiesto di restaurare quella che c’era già, la Sua. La Chiesa di Cristo. Francesco è rimasto dentro, fedele, e l’ha riparata con la forza silenziosa della sua santità. E noi siamo chiamati a fare lo stesso. Resistere nella fedeltà, anche quando tutto sembra franare.
Anche alle nostre catechesi, l’età media si alza sempre di più. I giovani, spesso, non si vedono. Ma il Signore non smette mai di chiamare. Non smette a vent’anni, né a quaranta, né a settanta, né a ottanta! La santità non ha data di scadenza. Non esiste un’età “troppo avanzata” per convertirsi, per mettersi in cammino, per rispondere “eccomi” al Signore.
E così, tra una lezione in laboratorio, un’icona da scrivere, e una catechesi da preparare, siamo giunti a Gerusalemme insieme a Gesù. È iniziata la Settimana più Santa dell’anno. Che sia davvero tale, senza troppe distrazioni, senza rumori inutili. Che la viviamo fino in fondo, con tutto il cuore.
A tutti voi, con affetto e gratitudine:
Buona Settimana Santa!
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